Lo sport oggi è un impegno per i ragazzi e per i genitori che spesso fanno fatica ad incastrare gli orari per accompagnare i figli in piscina, o in palestra o nei centri sportivi, a volte i genitori o gli insegnanti possono pensare che praticare con assiduità uno sport può distogliere dallo studio e dagli impegni che la scuola richiede, ma ciò non è assolutamente vero, anzi coloro che lasciano lo sport che piace praticare, peggiorano il rendimento scolastico, impigriscono, sono sempre meno motivati nel gestire la propria vita e, in alcuni casi, perdono il senso del progettare il loro futuro.
Al contrario il giovane che con la giusta motivazione continua a praticare uno sport, mostra una certa predisposizione ad organizzare meglio la propria vita quotidiana, si sveglia con minore difficoltà, mangia in maniera più equilibrata, organizza meglio il suo tempo libero e le ore di studio, vive in maniera più pacata le amicizie, è maggiormente predisposto a fare dei sacrifici e delle rinunce.
E soprattutto e non ultimo il giovane che lascia il suo sport ha un’occasione in più per lasciarsi andare, per perdere il gusto della vita, per finire sul “muretto” o in piazzetta o peggio ancora dentro un bar!
A volte le cause dell’abbandono dello sport risalgono ad una mancata motivazione, o ad un cattivo rapporto con il gruppo, dovuto al fatto che ci si sente giudicati in negativo dai compagni, o anche dalla perdita di autostima nel proprio mister.
Il ruolo del mister è infatti indispensabile: come insegnante ed educatore, dovrebbe sapere che la parola è la chiave simbolica della realtà e un uso improprio od errato può provocare una sfiducia in se stessi, una demotivazione e compromettere il rapporto di fiducia tra lui e gli allievi. L’utilizzo di un linguaggio appropriato e toni pacati sono fattori importanti; il rimprovero negli spogliatoi dopo la partita, recriminando solo su ciò che è andato storto, scaricando tutta la responsabilità sulla squadra, possono generare scoraggiamento e demotivazione. È sicuramente più utile e funzionale rimandare i commenti in un momento successivo (magari prima del prossimo allenamento) mettendosi in cerchio e commentando il comportamento di ognuno ed il livello di gioco della squadra ascoltando soprattutto le osservazioni dei ragazzi. Infatti ancor prima di comunicare è indispensabile saper ascoltare l’allievo entrando nel suo punto di vista.
A volte quello che pensiamo in certi momenti ci sembra la verità ma con i ragazzi è diverso, essi hanno bisogno di essere ascoltati e non giudicati, di essere compresi e non criticati, senza questi presupposti difficilmente i mister verranno seguiti e stimati dai propri ragazzi.
Anche la famiglia può avere le sue responsibilità: caricare il giovane di troppe responsabilità che non gli competono esaltandolo o disprezzandolo in base ai risultati ottenuti, oppure contrastando i pensieri e le direttiva del mister o ancora percepire il figlio come “un prolungamento di se stessi” proiettando su di lui i propri desideri e sogni non realizzati, costruendo sopra di lui false e sbagliate aspettative.
Se dopo aver perso una partita il bambino vede il genitore abbattuto o dispiaciuto, silenzioso e critico, oppure dopo una vittoria lo vede euforico come se avesse vinto una Coppa importante l’idea che si farà è di venire accettato solamente se vincente. Ciò porta nella quasi totalità dei casi, il piccolo calciatore ad un errato approccio alla partita. Affronta la gara solo con l’intenzione di avere successo per evitare la delusione e l’insoddisfazione del proprio genitore.
È altresì importante che il genitore non assilli il figlio ma che lo lasci libero di affrontare le piccole difficoltà, in tale modo il bambino imparerà ad essere all’altezza della situazione che si trova a gestire.
Ruolo fondamentale di mamma e papà è quello di incoraggiare sempre i propri figli a fare meglio senza svalorizzarli o giudicarli. Aiutarli a seguire i consigli del proprio mister e non sminuire o vanificare gli interventi di quest’ultimo, è meglio discuterne con il dirigente in luoghi e tempi opportuni e mai in presenza del ragazzo.
É opportuno, per il benessere del proprio figlio, che ogni genitore si impegni ad evitare apprezzamenti negativi o positivi sugli altri bambini del gruppo o confronti con il proprio figlio, rispetti le decisioni sportive dell’allenatore e dell’arbitro durante la partita, assumendo un contegno sportivo ed educato nel tifo durante le gare. Tematica quest’ultima importante ma spesso sottovalutata.
L’incidenza dei comportamenti della famiglia e delle persone che hanno una ruolo nella vita dei bambini e dei ragazzi, resta sempre un fattore di condizionamento importante nelle scelte della loro vita! Ed è importante e necessario riflettere su questo.
Maggio 2014
La psicologa
dott.ssa Alessandra Patrignani