L’importanza che lo sport assume nello sviluppo fisico, psicologico e sociale ne abbiamo parlato più volte, abbiamo analizzato ogni aspetto e le sue caratteristiche principali, quello che invece ad oggi ancora non abbiamo trattato è l’importanza dello sport anche per obiettivi di “riabilitazione terapeutica” e di “prevenzione”. In questo articolo vorrei soffermarmi in particolare su quest’ultimo aspetto in quanto ritengo sia utile evidenziare quanto la pratica sportiva sia presente nella nostra società e quanto si sia cercato di introdurla all’interno di progetti sociali.
In seguito alla conferenza di Roma del 1995 e all’istituzione del Comitato italiano Sport contro la droga, in 29 città italiane vengono formulati progetti d’intesa con gli amministratori locali. In questo quadro si colloca il progetto “Sport contro la droga”. Nel 2007 prende avvio il progetto promosso dalla Uisp nell’ambito delle opportunità previste dal Fondo nazionale d’intervento per la lotta alla droga (DPR N. 309 del 9/10/1990).* “Lo sport è il bisogno spontaneo che si sprigiona da un bambino o da un giovane. Rappresenta il cammino spontaneo che si deve percorrere per conseguire l’obiettivo della partecipazione” (Cancrini, 1999).
Nelle attività ludiche lo sport è l’espressione finale della capacità simultanea di amare ed aggredire, di provare affetto e competizione. Colui che fa uso di droga, dipende dalla sua auto-distruzione. L’auto-distruzione interviene quando l’aggressività è rivolta a se stessi. A questo punto è chiaro che le attività ludiche e lo sport rappresentano l’antitesi dell’auto distruzione, in quanto la portano fuori, la indirizzano ed incanalano verso un’attività competitiva. Lo sport contro la droga non solo è importante perchè distrae l’individuo, lo fa socializzare, ma rappresenta un meccanismo psicologico fondamentale che consente agli elementi distruttivi aggressivi di venire fuori. Lo sport è competizione, ed è abbastanza naturale che ciascuno cerchi di vincere. L’avversario è solo un avversario e nulla di più. Egli non è percepito come un nemico, altrimenti siamo già nell’ambito della patologia.
“La possibilità di avvalersi dello sport in ambiti terapeutici e riabilitativi apre nuovi scenari ed opportunità per la persona che ha problemi di droga, che ha l’occasione di incontrare i propri desideri e riconoscere ed indirizzare le proprie risorse verso qualcosa che può fare.” (Cancrini,2003) .
* Francesco Bruni e Giuliana Bellezza “I voli dell’ape” Sport contro la droga. Antigone Edizione 2007.
Roma Maggio 2014
La psicologa
dott.ssa Patrignani Alessandra
[1] Cancrini Luigi psichiatra e psicoterapeuta di formazione psicoanalitica e sistemica.
La sua attività si è sviluppata inizialmente nel clima delle battaglie culturali contro l’emarginazione del diverso nelle scuole (le classi differenziali e speciali) nella psichiatria (gli ospedali psichiatrici), nel campo delle dipendenze patologiche e dei comportamenti antisociali (il carcere). Di queste condizioni egli ha continuato ad occuparsi collegando le manifestazioni della diversità al disagio della persona e tentando soprattutto di allargare i confini tradizionali della pratica psicoterapeutica: sul piano culturale contrastando una corsa pericolosa alla psichiatrizzazione farmaceutica e/o drogata del disagio; sul piano legislativo affermando il diritto di tutti alle cure psicoterapeutiche.